Il viaggio dell’ideale in un villaggio irreale
Antonello trasporta Don Chisciotte e il fido Sancho Panza nel cuore di un borgo fantastico, popolato da mulini a vento giganteschi e case sghembe dalle tonalità fauviste. Le strutture architettoniche si piegano e si torcono come se seguissero il ritmo interiore dei personaggi, tra le onde azzurre di un mare animato da creature marine stilizzate. Ogni pietra, ogni porta verde o viola, è una pennellata emotiva che racconta un mondo che rifiuta la rigidità del reale per abbracciare la potenza dell’immaginazione.
L’atmosfera generale è festosa, quasi infantile, ma non priva di malinconia. I mulini sembrano innocui, giocattolosi, ma la lancia del cavaliere è alzata in segno di sfida: l’illusione della battaglia persiste, in eterno.
Guccini come chiave di lettura
Francesco Guccini, nel suo brano “Don Chisciotte”, rivisita il personaggio con empatia e ironia, restituendoci la figura di un uomo che lotta nonostante l’assurdità della sua missione. E questa chiave di lettura risuona anche nel quadro: l’armatura del cavaliere, decorata e teatrale, è l’emblema della dignità dell’illusione, mentre Sancho – caricaturale ma affettuoso – tiene saldo un cesto pieno di arance, quasi a voler ricordare che la vita, alla fine, si nutre anche di cose semplici e concrete.
Blandi sembra dare forma visiva alla strofa gucciniana:
“Io sono Don Chisciotte, cavaliere errante, che all’ingiustizia vuole dar la morte…”
La pittura si fa musica, e la musica si fa lotta poetica contro l’indifferenza.
La Sicilia come palcoscenico immaginario
Sebbene Don Chisciotte appartenga alla Mancha, il paesaggio che lo accoglie in questo quadro è chiaramente mediterraneo, e più precisamente siciliano. Lo si intuisce dal cromatismo acceso delle case, dalle palme in secondo piano, dai volti folklorici dei personaggi e persino dal mare, che ospita creature stilizzate simili a maioliche animate.
Blandi sicilianizza Don Chisciotte senza snaturarlo. Anzi, lo rende ancora più universale: in fondo, il cavaliere errante è ovunque vi sia un’anima ostinata che crede nei propri sogni, nonostante tutto.
Conclusione: una celebrazione dell’utopia
“Don Chisciotte ai mulini” è molto più di un’illustrazione del romanzo di Cervantes. È un inno alla fantasia, all’ostinazione idealista, alla lotta romantica e irragionevole contro il disincanto. È un tributo visivo alla canzone di Guccini e a tutti quelli che – ancora oggi – scelgono di “correre incontro al vento” armati solo di sogni, passioni e un pizzico di follia.
Un’opera che fa sorridere, riflettere e sognare. Proprio come il Don Chisciotte di Guccini.